Lezione 4^ - Erbe antiflogistiche: camomilla, iperico, olmaria

Un antiflogistico attenua o elimina un’ infiammazione sia di carattere locale che generale. L’ infiammazione è una risposta immunitaria a lesioni, intolleranze, irritazioni, infezioni, degenerazioni, e come tale, è curabile con cortisonici, che però hanno parecchi effetti collaterali, e con i fans, farmaci che, seppure non esenti da effetti secondari, presentano minore tossicità dei cortisonici.
.I diversi effetti collaterali dipendono in piccola parte dal tipo di cortisone usato e in massima parte dalla dose e dalla durata del trattamento. Tra i più frequenti danni  troviamo iperglicemia, aumento di peso, ritenzione di sodio, ipertensione, miopia, osteoporosi, pancreatite, arrossamento del volto, acne, per giungere a problemi gastro-ulcerosi, con rischio di emorragia e a complicazioni renali e depressione del midollo osseo.
Per ridurre gli effetti nocivi è bene somministrare i  cortisonici in un’ unica soluzione al mattino, a stomaco pieno, occorre poi controllare peso e pressione, seguire una dieta iperproteica e non sospendere mai bruscamente la terapia. Inoltre alcuni fans ( vedi aspirina) impediscono l’ aggregazione piastrinica, compromettendo l’ emostasi ( da ricordare che le piastrine vivono generalmente da 7 a 21 giorni)
I fans esistono in diverse forme e vengono prescritti come antidolorifici, antiflogistici per diminuire l’ infiammazione in patologie muscolo- scheletriche, reumatologiche, articolari e come antipiretici per abbassare la temperatura corporea in caso di febbre. Devono essere assunti preferibilmente dopo i pasti o eventualmente in associazione ad antiacidi o latte
Molte persone, visti gli effetti collaterali di questi medicinali, ricorrono a scopo terapeutico alle erbe antiflogistiche.

La camomilla.
La matricaria chamomilla, detta anche amarella o matricaria, appartiene alla famiglia delle composite.
Il nome  Chamomilla deriva dal greco e dal tardo latino col significato di “mela nana” per l’ odore  della pianta simile a quello delle mele ranette mature. Matricaria è termine latino che deriva, secondo alcuni, da mater-madre; secondo altri, sempre dal latino, matrix-utero per sottolineare la stretta relazione tra questa pianta e i problemi ginecologici.

 

È una pianta conosciuta fin dall’antichità per la sua azione sedativa sul sistema nervoso e negli antichi erbari (1) si legge che l’ olio di camomilla toglieva la stanchezza alle articolazioni; l’ olio si preparava con fiori freschi. colti sotto il sole di mezzogiorno, messi in una bottiglia e si versava sopra dell’ olio d’ oliva in modo da coprire i fiori e riempire la bottiglia fino al collo; la bottiglia andava lasciata ben chiusa al sole per 15 giorni, prima dell’ uso.
La camomilla non cura solo i malesseri femminili, ma anche quelli delle sue sorelle piante, infatti se viene messa a dimora vicino ad una pianta deperita le fa acquistare nuovo vigore
Anticamente  l’ unguento a base di estratto di fiori serviva per imbiondire i capelli.
Fin dall’ antichità è stata raccomandata da naturalisti e medici: Dioscoride la consigliava per le sue proprietà emmenagoghe e per l’ influenza benefica sulla muscolatura dell’ utero. Ippocrate la considerava uno dei farmaci più validi, Galeno la consigliava come antipiretico.
Per la forma dei suoi fiori, molto simile a quella del sole, fu amata dagli Egiziani che la impiegarono per curare gli stati febbrili e dare forza e coraggio  (si trovano testimonianze nel papiro di Ebers, raccolta egiziana di testi antichi di medicina, risalenti al 1550 a. C.) Si sa che nell’ imbottitura della mummia del faraone Ramsete 2° (2-3) sono state rinvenute tracce di polline di camomilla infilato con l’ intenzione di infondergli forza e calma per affrontare il viaggio verso l’ aldilà.
Col trascorrere  dei secoli l’ uso della camomilla si differenziò tra le varie classi sociali, i ricchi la usavano come blando sonnifero; i contadini che lavoravano sodo tutto il giorno nei campi la usavano come antispastico in corso di coliche addominali, a cui, a volte, aggiungevano foglie di alloro. Per il sonno nei contadini adulti si usavano foglie di papavero, mentre la camomilla veniva usata per i bambini e le donne.
Conosco una leggenda religiosa: Maria , Giuseppe e il Bambin Gesù si recavano in Egitto (4) per sfuggire agli sbirri di Erode che avevano il compito di uccidere colui che era annunciato come il Messia, il re d’ Israele. La Madonna era spossata dalla calura, nel deserto non c’ era traccia di alberi, solo dune di sabbia, finchè avvistarono una pozza d’ acqua, al bordo della quale fiorivano specie di margheritine su esili steli. Maria stava per  bere quell’ acqua, quando Gesù Bambino fece un cenno al quale alcuni capolini di questi fiori ubbidirono, staccandosi dal gambo e cadendo nella ciotola dove Maria si accingeva a bere; la bevanda calmò e corroborò la Madonna. Allora Gesù benedisse la camomilla dicendo:” Da ora in poi sarai la pianta che placherà le mamme quando sono nervose, non riescono ad addormentarsi, sicchè sarai chiamata l’ erba del sonno”. ( Il quadro è di Albrecht Dürer, pittore e grafico e teorico tedesco, nato e morto a Norimberga (1471-1528).
Ora la pianta della camomilla è emblema della resistenza alle difficoltà. Un antico proverbio consiglia di affrontare la vita “come fa un tappeto di camomilla, che più è calpestato, più si propaga”.

La camomilla cresce in Europa e in Asia ed è naturalizzata anche negli altri continenti.
Pianta erbacea annuale, è diffusa in Italia sia in pianura che in collina; si sviluppa in terreni asciutti, leggermente calcarei e ben soleggiati. L’ uso indiscriminato dei pesticidi ne sta limitando la diffusione.
Allo stato selvatico (5-6) si trova con facilità nei campi incolti, lungo i sentieri di campagna, in mezzo ai cereali.
Si può confondere con la camomilla inodora, (7-8) che ha però capolini più grandi e pieni e con la falsa camomilla (anthemis arvensis) (9-10) che è priva di aroma e di proprietà medicinali.
Il fusto  (11) è eretto, ramificato, alto sino a 50 cm. Le foglie  (12-13) sono profondamente incise, verde chiaro e leggermente profumate di mela.
I fiori, (14-15) che compaiono da maggio a settembre, sono riuniti in capolini simili a margheritine bianche, sono numerosi, profumati, con cuore giallo, dove sono rinchiuse le sostanze attive e circondati da ligule o pseudopetali bianchi. I semi sono piccoli acheni gialli.

La camomilla si riproduce per divisione dei cespi o utilizzando i semi prelevati dai capolini (16) prima che sfioriscano completamente. Generalmente la divisione dei cespi viene eseguita in semenzaio in piena estate e poi si posano le piantine a dimora all’inizio dell’autunno, ma è anche possibile seminare direttamente in piena terra, distribuendo il seme a file, e, l’operazione verrà fatta preferibilmente in primavera, aggiungendo al seme piccolissimo un po’ di sabbia per potere effettuare una distribuzione uniforme. Con lo spuntare delle prime foglie si eseguirà un diradamento che lasci circa 15 cm tra una piantina e l’altra; abbisogna di un’umidità costante, ma non eccessiva, fino a quando la piantina abbia un adeguato apparato radicale e occorre eliminare le erbe che ne possono impedire lo sviluppo.

La camomilla, pianta molto resistente, può essere intaccata da parassiti vegetali ed animali.
Tra i vegetali, da ricordare la ruggine bianca (albugo tragoponis)(17) che attacca le parti aeree, poi compaiono pustole bianche simili a vesciche ellittiche o allungate, che, maturando, liberano le spore; si controlla distruggendo le piante colpite.
La peronospora (peronospora radii) attacca invece i fiori e le foglie (18), che si deformano e si ricoprono di una sostanza di colore violaceo. Da ricordare la fusariosi, causata da funghi che attaccano le radici e le fanno marcire.
Tra i parassiti animali sono da ricordare la mosca del crisantemo (phytomyza atricornis) che attacca i capolini, e alcuni emitteri  (19) (della stessa famiglia delle cimici e delle penase o cimici dei boschi), che attaccano la parte aerea.

Tutta la pianta è molto profumata, ma vengono usati solo i fiori (20), colti in piena fioritura, nel momento in cui hanno maggiore concentrazione di principi attivi, per cui si parla di tempo balsamico. Vengono preferibilmente colti in giornate asciutte e quasi sempre verso sera, a mano o mediante speciali pettini. I fiori vengono fatti essiccare in luoghi ombrosi, ventilati , asciutti per evitare la formazione di muffe; devono essere maneggiati con cura, perchè sono molto fragili; si separano le ligule e si conservano i cuori in barattoli di vetro a chiusura ermetica.

In cucina la pianta non ha molti utilizzi alimentare se si esclude la preparazione di qualche liquore casalingo

RICETTE(21)

Liquore della buonanotte (22)
É quasi un sonnifero. In un fiasco o altro recipiente di vetro a chiusura ermetica, mettere 3 manciate di fiori di camomilla ,1 di fiori di malva, 1 cucchiaio d’ acqua di fiori d’ arancio. Versare 750 g di alcool a 95° , chiudere e lasciare riposare per 40 giorni, scuotendo di tanto in tanto. Trascorso questo periodo, preparare uno sciroppo facendo scaldare 750 g d ‘acqua e farvi sciogliere, mescolando 500 g di miele. Versare questo sciroppo dentro al fiasco, chiudere e dopo 10 giorni, filtrare con cura e imbottigliare.

Vino di camomilla, biancospino e melissa. (23-24)
Porre 200 g di fiori di biancospino, 10 g di fiori di camomilla e 5 g di melissa a macerare in 1 litro di vino bianco dolce ad alta gradazione alcolica per 7 giorni. Filtrare e conservare in bottiglia; bere 2 bicchieri al dì e 1 prima di coricarsi: è indicato per l’ insonnia e negli stati ansiosi.

Vino di camomilla
Porre 50 g di fiori di camomilla a macerare per 10 giorni in 1 litro di vino bianco. Trascorso questo periodo filtrare spremendo bene la droga e conservare in bottiglia. Consumare 1 bicchierino ½ prima di coricarsi contro l’ insonnia.

BAVARESE ALLA CAMOMILLA CON SFOGLIATINA CROCCANTE SU SALSA DI PISTACCHIO (25)
1 confezione pasta sfoglia
300ml latte
3 tuorli
80 g zucchero
6 g colla di pesce
200 ml panna fresca
2 bustine camomilla
Per la salsa
200ml latte
200ml panna
100g pistacchi
120 g zucchero
6 tuorlo
Partire dalla bavarese
(26) facciamo bollire 300ml di latte con le bustine di camomilla , poi togliamo dal fuoco e lasciamo in infusione per almeno 15 minuti
(27) Montiamo i tuorli con lo zucchero
(28) uniamo il latte filtrato, riportiamo sul fuoco e lasciamo cuocere per qualche istante
(29) quindi togliamo di nuovo dal fuoco e aggiungiamo la colla di pesce ammollata in acqua fredda. Mentre il composto intiepidisce montiamo la panna e la incorporiamo con delicatezza
(30) Distribuiamo il composto in 6 stampini di alluminio bagnati con acqua fredda e lasciamo riposare in frigo per almeno 3 ore .
 Passare alla salsa
(31) portiamo ad ebollizione il latte con la panna e i pistacchi ridotti in polvere
(32) montiamo i tuorli con lo zucchero
(33) uniamo a filo il composto di latte, riportiamo sul fuoco per qualche minuto. Non si deve addensare troppo perchè poi raffreddandosi si rapprende di suo
(34) Prepariamo le sfogliatine. Srotoliamo la sfoglia. La tagliamo in 6 quadrati che impaniamo con dello zucchero semolato, tagliamo a striscioline ognuno dei 6 e li intrecciamo. Vanno cotte in forno a 200° per 10 minuti
(35) La ricetta originale prevede di versare a specchio la salsa nel piatto, appoggiarci sopra 4 acini d’ uva che facciano da piedestallo per la sfogliatina e sformare la bavarese sulla sfoglia

É una delle piante più utilizzate in fitoterapia, perchè la si può usare per vari problemi di salute: da quelli digestivi a mestruali, da disturbi del sonno a quelli della pelle.

In campo fitoterapico la camomilla ha numerose proprietà: (36) è antiflogistica, calmante, carminativa, antispasmodica, emmenagoga I suoi effetti medicinali sono soprattutto due; il primo sedativo: è utile negli stati d’ insonnia, d’ ipertensione e nei dolori reumatici e mestruali; il secondo digestivo: è indicato nei dolori provocati dall’ infiammazione dell’ intestino e dello stomaco e in generale per facilitare la digestione. Ha potere antiflogistico sulle labbra screpolate, su herpes, su occhi gonfi, cerchiati e arrossati, su pelle infiammata, irritata e su scottature.
Per combattere l ‘ aerofagia consumare 1 tazza calda d’ infuso prima dei pasti: mescolare in modo omogeneo i5 g di capolini, 10 g di coriandolo, 10 g di frutti d’ anice verde, 10 g di foglie di menta; dosare 1 cucchiaino da dessert e porlo in infusione per 10 minuti in 2,5 dl d ‘ acqua bollente; trascorso il tempo filtrare spremendo bene i vegetali.
Per i crampi allo stomaco bere prima di pranzo e cena un infuso di camomilla lasciando in infusione in 1 tazza d’ acqua bollente per 10 minuti 1 cucchiaino di fiori di camomilla; filtrare e bere.
Per le mestruazioni dolorose consumare una tazza di tisana all’ occorrenza: mettere 10 g di sommità fiorite in infusione per 10 minuti in 2, 5 dl d’ acqua bollente, quindi filtrare.
Contro la colite porre in infusione 20 g di fiori di camomilla in ½ litro d’ acqua calda per 6- 7 minuti; filtrare e lasciare intiepidire. Col rimanente dell’ infuso fare un clistere tiepido. La camomilla facilita la defecazione senza avere effetti lassativi ed è quindi indirettamente adatta  alla cura della emorroidi che si possono curare anche esternamente con la pomata di camomilla ( riscaldare , come per friggere, 250 g di strutto e versarvi 2 manciate di fiori di camomilla, quando si alza la schiuma , si gira con 1 cucchiaio, si copre e si lascia riposare per una notte in luogo fresco. Il giorno seguente riscaldarlo nuovamente un poco e filtrarlo attraverso un panno di lino, poi pressare bene, amalgamare il materiale così ottenuto e travasare in vasetti di vetro o di porcellana).
I fiori sono utili anche come impacchi per calmare occhi arrossati o troppo esposti alla luce. Porre in infusione per 15 minuti 30 g di capolini in ½ litro d’ acqua; filtrare accuratamente con una mussola fine e applicare per circa 10 minuti l’ infuso sotto forma di compresse sugli occhi irritati.
Per le labbra screpolate preparare l’ infuso con 60 g di fiori secchi in 1 l d’ acqua bollente e usarlo per bagni tiepidi 4 volte al dì, senza inghiottire
Contro le vertigini è utile bere 1 tazza al mattino e alla sera per 10 giorni consecutivi questo infuso: mescolare 4 cucchiai di fiori di camomilla e 4 cucchiai di foglie di melissa, versare 1 tazza d’ acqua bollente su un pizzico delle due erbe e lasciare in infusione per 10 minuti.
Per il raffreddore cronico, le infiammazioni dei seni paranasali, del naso e della faringe fare suffumigi di camomilla.
In profumeria la camomilla è usata per lozioni e shampoo dei capelli e come agente antiallergico nei cosmetici.
Come infuso per i capelli, mettere 20 g di camomilla in 100 g d’ acqua, applicare sui capelli dopo lo shampoo per 10- 15 minuti, esponendosi se possibile al sole.
L’ olio di camomilla viene usato esternamente per calmare rossori, infiammazioni della pelle, scottature (mettere 25 g di fiori secchi in 250 ml d’ olio d’ oliva, riscaldare a bagno maria per 2 ore a fuoco dolce; filtrare, imbottigliare e usare per frizioni e impacchi) e per otiti ( versare qualche goccia d’ olio nelle orecchie)
Contro le impurità e per la preparazione alla pulizia del viso mettere 3 cucchiai di fiori di camomilla a bollire in 1 l d’ acqua, raggiunto il bollore spegnere il fuoco e con l’ asciugamano in testa avvicinare il viso alla pentola, fino a che il vapore non sia finito e poi passare alla pulizia del viso con questo tonico lenitivo: filtrare l’ acqua con la camomilla utilizzata per i vapori e farla raffreddare; applicare il tonico così ottenuto sul viso con un batuffolo di cotone.
Per una maschera rilassante mescolare 1 cucchiaino di yogurt con 1cucchiaio di miele e 2 cucchiai di fiori di camomilla, applicare il composto sul viso, tenere in posa per 10 minuti e sciacquare.

In passato i fiori essiccati venivano usati come tabacco da pipa; ora è sconsigliata a chi soffre di diarrea e a chi allatta.

 

 

L’iperico.

L’iperico o pilatro ((hypericum perforatum) appartiene alla famiglia delle guttifere. Viene chiamato anche “erba di San Giovanni” (37) per la presenza di un pigmento, l’ipericina, che conferisce un colore rosso all’arbusto, interpretato nel passato come simbolo del sangue di Giovanni Battista, fatto decapitare da Salomè (38) (Questa deposizione di S. Giovanni è di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (39) (nato a Milano 1571, morto a porto Ercole 1610)
Anticamente si credeva che allontanasse il demonio, per cui è detto anche “scaccia diavoli”. Il suo nome deriva da due parole greche, hyper- al di sopra, eikon- immagine, ad indicare l’uso di appendere la pianta sopra le immagini degli dèi per tenere lontani gli spiriti del male che non potevano sopportare l’ odore.
“ Perforatum” deriva  dall’osservazione delle foglie che in controluce appaiono perforate, infatti sono picchiettate di minuscole ghiandole trasparenti che in controluce appaiono come forellini e che contengono resina ed oli essenziali. Questa caratteristica  spinse i contadini  della Vandea (Francia) a sceglierlo  come l’ erba più adatta a simboleggiare il corpo di Cristo flagellato e perciò venne  soprannominato “erba della flagellazione”.
L’iperico, coi suoi fiori giallo-oro, rappresenta il simbolo del sole nel suo massimo fulgore e intorno a questa erba sono nate varie leggende e superstizioni tra cui quella riferita alle giovani in età da marito che raccoglievano un rametto d’ iperico nella notte di S. Giovanni; se i suoi fiori erano ancora freschi il mattino successivo le possibilità di diventare una sposa felice erano ottime, fosche e tristi al contrario.
Un’ altra usanza consisteva nel dormire la notte di S. Giovanni con un rametto d’ iperico sotto il cuscino;  in sogno sarebbe apparso il santo che avrebbe benedetto la persona impedendole la morte nell’ anno a venire.
Sempre durante la notte di S. Giovanni  si gettavano rami d’ iperico nell’ acqua e le giovanette vergini indovinavano in base alla rifioritura dei fiori secchi se si sarebbero sposate nell’ anno successivo.
Coloro che danzavano intorno al fuoco si cingevano la fronte con fronde d’ iperico; spenti i fuochi, le gettavano sui tetti delle case per preservarle dal fulmine.
Già Plinio il Vecchio descriveva l’impiego dell’iperico nel trattamento delle ustioni, contro il morso dei serpenti e per curare le ferite dei gladiatori
Galeno ne fece una vera pianta medicinale da usare soprattutto negli stati di malinconia.
Nel Medioevo veniva appeso a finestre e porte per impedire l’ entrata dei demoni.
Da un antico erbario del 1600 (40) si trovano, oltre ad una bella ed efficace descrizione della pianta, vari utilizzi empirici e popolari dell’ iperico, tra cui  emergono le sue proprietà curative e antinfiammatorie in caso di tagli, ferite , scottature
Nell’ 1800 molte erbe ,tra cui l’ iperico, cadono nell’ oblio perchè nasce e si sviluppa la chimica e l’ industria farmaceutica. Solo 2 persone continuano a credere nell’ iperico: uno  è Samuel Hahnemann (1755- 1843), (41) fondatore della medicina alternativa detta omeopatia, (brevi cenni a voce della sua vita e del suo operato); l’ altro è l’ abate Sebastian Kneipp (1821- 1843.A voce brevi cenni sulla cura idroterapica, visto che lo scorso anno mi ero soffermata parecchio sopra questo abate) (42) che valorizzò l’ iperico per curare contusioni, artrosi, nevralgie e altri dolori. Oggi viene considerato un potente antidepressivo non solo per le persone, ma anche per gli animali.
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È una pianta molto comune ed è presente da noi in varie specie.
Originaria  dell’ arcipelago britannico è oggi diffusa in tutte le regioni italiane e nel mondo. È una pianta erbacea perenne che cresce nei campi incolti, nelle boscaglie, lungo i fossi e ai bordi delle strade, nelle radure, su terreni di tutti i tipi, da asciutti a freschi, acidi e neutri, dal mare alla zona submontana.

Ha un rizoma molto corto, (43) fusto (44) eretto (80 cm – 1 m) legnoso e ramificato. Le foglie  (45) sono opposte, ovali e oblunghe, con puntini neri sulla pagina, che sono ghiandole contenenti l’ipericina. I fiori, (46-47) giallo-oro, sono raggruppati in infiorescenze a forma di stella e, se stropicciati, colorano la pelle di rosso
Le antiche credenze popolari collegavano il succo balsamico rosso sangue dei fiori con il sangue e le ferite del nostro Signore,
Il frutto è una capsula contenente numerosi semi neri. Tutta la pianta emana un aroma gradevole.
Ama i terreni soleggiati, asciutti, non teme il freddo, ma ha bisogno di alcune ore al giorno di sole. Le piante perenni sono soggette per alcuni mesi a riposo vegetativo e in questo periodo non è necessario innaffiarle.
In primavera si consiglia di aggiungere all’ acqua delle annaffiature, che di norma si effettuano una , due volte la settimana, un concime specifico per piante da fiore ; ogni 20- 25 giorni fare anche un trattamento preventivo con insetticida ad ampio spettro e con un fungicida in modo da prevenire l’ attacco degli afidi e lo sviluppo di malattie fungive favorite dal clima spesso umido e fresco della primavera.
La moltiplicazione avviene per divisione dei cespi, che in primavera si mettono alla distanza di circa 40-60 cm tra una piantina e l’ altra.
Le parti usate sono foglie e fiori (48): le  foglie ed i fiori si raccolgono da noi in estate, il periodo di fioritura è molto lungo, andando da maggio ad agosto, e quindi permette una raccolta prolungata. Fiori e foglie devono essere riuniti in mazzetti e fatti essiccare nel più breve tempo possibile all’ombra e conservati separatamente gli uni dalle altre.

In cucina è del tutto trascurato, se non sotto forma di tisana che ha effetti digestivi sopratutto dopo lauti pasti.

Preparazione della tisana.
Preparare una miscela di iperico, ribes rosso (49), foglie di rosa canina (50), gemme di mugo (51) (arbusto con foglie aghiformi, che appartiene alla famiglia dei pini). Ogni essenza verrà usata in parti uguali. Si mettono 2 cucchiaini in una tazza da tè con acqua bollente, si fa riposare 20 minuti coperchiato e poi si beve. È una tisana corroborante e aromatica, è buona anche senza edulcorante.

OLEOLITO D’  IPERICO PER DOPO SOLE
2 tazze di sommità fiorite appena colte
500 ml olio  extra vergine oliva
 Mettere l’ iperico in un barattolo di vetro, coprire con i 500 ml d’ olio e chiudere, lasciando al sole per 30 dì; scuotere il barattolo ogni giorno senza aprirlo. Dopo 3 settimane l’ olio diventerà di un bel colore rosso vivo. Dopo 30 giorni aprire il barattolo, filtrare l’ oleolito con un telo, senza spremere l’ erba residua. Imbottigliare in bottigliette scure e conservare al fresco, lontano da ogni luce diretta. Se non prende caldo, luce e aria si conserva anche per 2 anni.
In campo fitoterapico, le applicazioni sono molteplici, con proprietà (52) antiflogistiche, antireumatiche, antisettiche e sedative
L’ iperico cura gli stati depressivi, i disturbi nervosi di ogni tipi, riduce l’ ansia e l’inquietudine, il sonno irrequieto e il sonnambulismo.
L’infuso (mettere 1 cucchiaio di fiori in ½ litro d’acqua bollente, bere 2-3 bicchieri al dì) cura infiammazioni bronchiali, della gola, l’emicrania, le mestruazioni irregolari, l’incontinenza urinaria
Con l’ infuso si combatte anche la nevralgia del trigemino, bevendone 3 tazze al dì e frizionando con l’ olio per un certo periodo le zone dolenti.
Per uso esterno si adopera l’olio di iperico  ( porre 50 g di sommità fiorite in un vasetto di vetro e coprire con olio d’ oliva; esporre il vasetto al sole per 15 giorni prima d’ utilizzare l’ olio) su foruncoli e brufoli, su piaghe, ulcerazioni, prurito, per pelli secche e screpolate, per contusioni, ustioni, eritemi, traumi, dolori muscolari e per calli: mettere sul callo una quantità di preparato sufficiente a coprirlo, continuando fino alla sua completa scomparsa.
L’ olio nutre anche la pelle appassita e allevia gli inestetismi dovuti all’ avanzare dell’ età.
Per le lesioni da bruciatura e di scottatura, invece dell’ olio d’ oliva, si utilizza quello di lino.
Non solo l’ olio ma anche l’ unguento a base di iperico è antinfiammatorio, antisettico e cicatrizzante..

 

, Il vino di iperico (mettere a macerare per una settimana 20 g di sommità fiorite di iperico in 1 litro di vino bianco secco ad alta gradazione, berne 2 bicchierini al dì) serve contro le forma asmatiche.
In cosmesi l’infuso per la pelle combatte arrossamenti e couperose e, aggiunto all’acqua del bagno, ha un effetto tonificante.
L’ iperico ha alcune lievi controindicazioni: non usare con antidepressivi, è controindicato agli ipertesi, ai malati cardio vascolari, a chi soffre di cefalee, alle donne gravide; non va assunto con alcool e caffeina, tuttavia è una delle piante più usate in fitoterapia anche perchè i suoi effetti collaterali sono molto relativi e cessano quando viene sospeso il trattamento col vegetale .
Attualmente  l’ efficacia dell’ iperico viene studiata per la cura dell’ AIDS, per varie forme di cancro, per l’ enuresi notturna nei bambini, per l’ artrite reumatoide e per il mal di testa da “sbornia”..

 

L’olmaria

L’olmaria (spirea ulmaria) appartiene alla famiglia delle rosacee.
Il suo nome deriva dal greco “speira”, in allusione alla forma dei frutti a spirale.
L’olmaria comune,(53) detta anche “regina dei prati”, cresce in luoghi umidi, ai bordi dei canali e ai margini dei fossi, dalla pianura alla fascia montana dell’Italia settentrionale fino ai 1500 m. Cresce sporadica altrove, è assente sulle isole,  mentre nelle altre regioni cresce l’olmaria peperina (filipendula exapelata) (54- 55), le cui radici hanno le stesse proprietà dell’olmaria e le cui foglie vengono apprezzate dagli animali.
Era conosciuta fin dai tempi della caduta dell’impero romano d’occidente, tanto è vero che la leggenda tramanda che venisse utilizzata dal re dei longobardi, Alboino (sec. VI), (56- cenno a voce di questo popolo) nel trattamento delle crisi di gotta.
Era pianta stimata dai Druidi (cenno a voce) (57): i suoi fiori bianchi e piccoli, così ravvicinati da dare l’ impressione di un unico fiore, venivano utilizzati per adornare le case dando un profumo fragrante e piacevole .La menta, l’ olmaria e la verbena venivano considerate erbe ”sacre” dai Druidi.
Era la pianta più potente della tradizione pagana, veniva appesa fuori dalla porta ed era considerata una specie d’ invito per gli dei pagani che la consideravano come una calamita.
Ancora oggi l’ olmaria è molto usata nei mazzolini delle spose e gli inglesi sorseggiano una bevanda ottenuta dalla miscela di 50 piante , tra cui c’ è l’ olmaria. .
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Originaria dell’ Europa occidentale e dell’ Asia, è un’ erbacea (58-59) con fusto perenne, eretto rigido, robusto che può raggiungere 1,5 m d’altezza, e con sfumature rossicce. Le foglie (60) sono pennate (foglie con un nervo mediano più robusto, dal quale si dipartono le nervature secondarie), con margine dentato, verdi nella pagina superiore e argentate in quella inferiore. I fiori (61) sono piccoli, profumati, color bianco-giallognolo, fioriscono fra luglio ed agosto e sonno raccolti in vistosi ombrelli terminali., ermafroditi
A scopo terapeutico si può sfruttare l’intera pianta, ma è preferibile usate solo (62) le foglie e le sommità fiorite che si raccolgono a fioritura iniziata; le sommità fiorite si raccolgono tra giugno e agosto recidendole 20 cm sotto l’ infiorescenza; il rizoma si coglie a settembre- ottobre, si lava e si taglia a pezzi lunghi 5- 10 cm che vanno fatti velocemente essiccare e si conservano in sacchetti di carta, sempre in luogo asciutto e ventilato.
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L’olmaria è da sempre considerata l’ ” aspirina vegetale”, infatti i fiori e le parti aeree contengono un olio essenziale (salicilato di metile) che nell’organismo viene trasformato in acido salicilico. L’ aspirina nasce nel 1889, il suo  nome deriva da A (acetile) e “ spir”,nome latino dell’ olmaria.
È ricco inoltre di ferro, di magnesio, di vitamina C.
In cucina sono scarsi i suoi impieghi, serve per preparare con altre verdure minestre e zuppe rinfrescanti. Le infiorescenze vengono spesso impiegate per aromatizzare vini dolci, ai quali conferiscono un sentore di moscato. Serve anche per la preparazione di tisane che hanno utilizzo soprattutto  in campo fitoterapico.

RICETTA
INFUSO ALL’ OLMARIA
250 g di acqua minerale naturale
5g olmaria
5 g camomilla
5g melissa
5 g semi finocchio
5 g radice liquirizia
Lasciare in infusione nell’ acqua bollente tutte le erbe elencate per 5 minuti, filtrare e consumare senza dolcificare. Utile per favorire la digestione dopo pasti abbondanti.

Ha azione antinfiammatoria e diuretica  (63)
Le sommità fiorite dell’ olmaria sono sempre state uno dei rimedi più validi per il trattamento fitoterapico di tutte le forme legate al ristagno d’ acqua e d’ acidi urici nell’ organismo dei quali favoriscono l’ eliminazione attraverso l’ apparato urinario e sudorifero. Recenti studi hanno confermato l’ azione diuretica e depurativa utile nell’ obesità, negli edemi degli arti e delle articolazioni, nella gotta, nel reumatismo articolare acuto, nella cellulite e nel ridurre dolori di lieve e media entità. In questi ultimi decenni si consiglia per i lievi dolori di affiancare all’ olmaria l’ artiglio del diavolo, definito “cortisone vegetale” per la sua marcata efficacia nei processi infiammatori articolari..
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Infuso di olmaria.
Porre in infusione 10 g di sommità fiorite in 2,5 dl d’acqua bollente per 15 minuti; filtrare; consumare 2-3 tazze al dì, di cui una a digiuno al mattino. Serve come rimedio contro l’arteriosclerosi .Questo infuso può essere usato in impacchi e bagni per piedi e mani gonfie.
Un altro infuso di olmaria.
Porre in infusione 40 g di sommità fiorite e foglie in 1 litro d’acqua bollente per 10 minuti; filtrare e consumare nell’arco della giornata lontano dai pasti. Serve per contrastare la cellulite. Questo infuso serve inoltre negli stati febbrili e dolorosi.
Utile per la cellulite anche la tintura vinosa d’ olmaria: macerare per 10 giorni 1 manciata di fiori in 1 litro di vino bianco; filtrare e conservare al fresco, bere 3 bicchieri al dì.
Contro il mal di schiena  è molto utile questa tisana composta da varie erbe:30 g foglie di olmaria- 20 g foglie di salice- 20 g fiori di calendula-20g foglie di olivo-60 g di camonmilla-150g radice d’ altea. In 1 tazza d’ acqua bollente mettere 1 cucchiaino del mix d’ erbe e lasciare in infusione per 20 minuti, poi filtrare e bere 2 tazze al dì, lontano dai pasti.
Da ricordare che gli antinfiammatori possono provocare ulcerazioni allo stomaco e al duodeno, non è il caso dell’ olmaria che anzi riduce gli spasmi e i processi erosivi gastrici.
.Dalla distillazione dei fiori si ricava l’olio di olmaria, rimedio spesso consigliato in erboristeria come diuretico.
Preparazione dell’olio d’ olmaria: prima dell’ immersione nell’ olio disporre i fiori su un telo o carta bianca all’ aperto e all’ ombra perchè perdano parte della loro acqua, lasciare 4- 5 ore fino che il peso non si sia ridotto circa della metà.
Non coprire mai il recipiente con un coperchio, ma con un telo o carta d’ alimenti in modo che l’ acqua possa evaporare.
Dopo aver separato l’ oleolito dall’ erba lasciare riposare per 4 giorni, dopodichè dall’ olio si sarà separato uno strato d’ acqua e residui, che rimarranno in fondo al recipiente; versare l’ oleolito in un secondo recipiente ed eliminare il residuo, ripetere per sicurezza una seconda volta e conservare al fresco e all’ ombra.
Da ricordare che la pianta non va mai fatta bollire, usare solo acqua calda in quanto il vapore acqueo trascina via l’ acido salicilico.
Non deve essere assunta durante l’ allattamento, poichè può passare nel latte il salicilato,da chi soffre d’ allergia ai salicilati; ad alti dosaggi può provocare disturbi cardiaci, interferisce con sedativi e alcool.